A cura di Azzurra Baggieri

Dopo aver intervistato la Dott.ssa Federica Di Folco, operatrice didattica dal 2007 e Guida ufficiale di Roma e Provincia dal 2010, sul tema dell’accessibilità dei musei e delle mostre nel periodo successivo al lockdown, abbiamo avuto modo di porre alla Dott.ssa Marzia Flamini, Junior Specialist Dipartimento Arte del XIX Secolo presso
Finarte Auctions S.r.l., nota casa d’aste attiva dal 1959, alcune domande circa lo stato del mercato dell’arte ai tempi del Covid.

Prima di lasciarvi alla lettura delle interessanti risposte che ha voluto fornirci, riproponiamo di seguito la lista delle interviste fino ad oggi pubblicate sul tema della gestione dei beni culturali ai tempi del Covid:

premessa giuridica;
intervista a Gaspare Baggieri, antropologo e curatore del Museo di Storia dell’Arte sanitaria di Roma;
intervista a Rossana Vitiello, Funzionario storico dell’arte del MiBACT presso il Segretariato Regionale del MiBACT per la Liguria;
intervista a Gnisci J., Fellow at the University of Oxford;
intervista al Prof. Maurizio Quagliuolo, archeologo, museologo, manager dei beni culturali, docente presso l’Università “La Sapienza”;
intervista a Nadia Francaviglia, restauratrice specializzata nel settore della Conservazione Preventiva dei beni culturali; intervista al Prof. Francesco Cellini, già Professore Ordinario di Architettura presso la Facoltà di Architettura all’Università Roma Tre, Presidente dell’Accademia di San Luca dal 2019; intervista a Fulvio Cervini, Professore associato in Storia dell’arte medievale e Tutela dei Beni Culturali presso l’Università di Firenze, nel Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo; intervista a Giulia Martina Weston, storica dell’arte, docente universitaria (presso il Courtauld Institue of Art e presso il Sotheby’s Institute of Art di Londra) e consulente per case d’asta, antiquari e collezionisti privati; intervista a Federica Di Folco, operatrice didattica dal 2007 e Guida ufficiale di Roma e Provincia dal 2010.

Le crisi sanitaria ed economica che hanno investito il nostro Paese con la massiccia diffusione del virus hanno avuto effetti negativi sul mondo dell’arte determinando la sospensione, se non addirittura l’annullamento, di mostre, incontri ed eventi culturali nel loro complesso considerati. Secondo la sua opinione anche il mercato dell’arte ha subito un arresto oppure, considerata la tipologia della domanda composta anche da abbienti collezionisti, è riuscito più di altre tipologie di mercati, a mantenersi attivo?

Come ogni altro settore anche quello culturale ha dovuto in qualche modo reinventarsi durante questo periodo di cambiamenti senza precedenti. Le più pronte sono state ovviamente tutte quelle realtà che avevano già una presenza nel digitale consolidata o in via di espansione. Alcune istituzioni hanno ad esempio rafforzato la loro presenza sui social, creando campagne che puntavano sul concetto di partecipazione per mantenere un legame con i propri follower quando l’esperienza diretta è dovuta venire meno. Ovviamente vedere un’opera d’arte di persona piuttosto che su uno schermo è ben diverso. Non è solo una questione di aura, nel senso inteso da Walter Benjamin nel suo sempre attuale L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica: i valori materici, la tridimensionalità, il “sapore” di un’opera a mio avviso sono estremamente difficili da riprodurre, pur con tutte le attuali, talvolta sorprendenti tecnologie a disposizione. Il mercato dell’arte, ed in particolare quello delle vendite all’incanto, non è tuttavia nuovo all’intermediazione tecnologica. Spesso i compratori non hanno tempo e modo di vedere per tempo un’opera dal vivo prima di partecipare ad un’asta, facendo affidamento su foto aggiuntive e condition reports stilati dagli esperti delle case d’asta o da esperti esterni. Ma soprattutto negli ultimi anni, complice l’espansione vertiginosa dell’e-commerce, ormai divenuto parte integrante del nostro quotidiano, l’idea di partecipare ad un’asta in maniera virtuale, tramite le apposite piattaforme, è divenuta più familiare. Il terreno era dunque già in qualche modo fertile per uno spostamento sull’on-line anche del mercato dell’arte. Certo, chiaramente strutture più consolidate come le case d’asta sono avvantaggiate rispetto a realtà più piccole come le gallerie d’arte (fatta eccezione per i colossi internazionali, anche se alcuni han dovuto comunque ridimensionare personale e sedi): le aste Finarte del I semestre hanno ad esempio raggiunto una solida media del 70% di venduto. Le differenze di valori rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente sono apparse come dovute soprattutto alla sospensione delle raccolte nel corso del lockdown. I dati dimostrano però una vitalità del mercato affatto scontata e che ha saputo spostarsi sul digitale senza troppa difficoltà. Anche nel mercato dell’arte e nel settore culturale in genere, quindi, come in ogni altro segmento della società, a fare la differenza è la resilienza e la capacità di sapersi reinventare sfruttando tutti gli strumenti a propria disposizione.

In Inghilterra la fiera d’arte ed antiquariato Masterpiece, appuntamento fisso dell’estate londinese, per la prima volta si è tenuta interamente on-line.
Anche in Italia si lavora per rendere competitivo il settore dell’antiquariato nell’era digitale.
Attualmente in esame alla Commissione Bilancio della Camera un testo di legge per chiedere l’istituzione di un fondo di 2 milioni di euro che sostenga lo sviluppo digitale degli antiquari. Crede si tratti di un ragionevole sistema per incentivare l’attività delle case d’asta?

Come dicevo, il potenziamento del digitale è a mio avviso fondamentale, non solo per fronteggiare il mercato ai tempi del Covid-19, ma più in generale per affrontare un mondo in continua evoluzione. L’accelerazione del progresso tecnologico negli ultimi decenni è stata impressionante e, se è vero che non è improbabile che il mondo uscirà notevolmente cambiato da questa crisi, allora tanto più necessario appare essere non solo al passo coi tempi ma cercare in qualche modo di anticiparli. Il digitale può in questo senso aiutare, creando un’inedita accessibilità ad ambiti in qualche misura elitari. Scorrere le varie sezioni tematiche di Masterpiece dal proprio pc era certamente molto meno intimidatorio che girare per gli stand di una qualunque paludata fiera d’arte. L’Italia è un paese quasi unico per la diffusione di opere d’arte sul territorio, dove virtualmente ogni paese o frazione detiene qualche tesoro più o meno nascosto, ma molti vedono la partecipazione ad un’asta e la possibilità di acquistare un’opera d’arte come qualcosa di remoto, riservato solo a un certo profilo di pubblico. Sfruttare il digitale per avvicinare nuovi acquirenti o richiamarne altri dall’estero non può che aiutare il settore antiquario a rafforzare la propria resilienza.

Considerata la pandemia, è stato possibile garantire il trasporto delle opere acquistate anche prima dell’inizio della fase emergenziale, all’interno dell’Italia e anche tra l’Italia e gli altri Paesi del mondo? Oggi con le parziali aperture dei confini si è riusciti ad ovviare a tali incombenze?

Dalla riapertura del 18 maggio siamo riusciti a garantire la spedizione o il ritiro di gran parte delle opere acquistate nelle aste avvenute durante il lockdown in forma virtuale (tramite piattaforme, telefoni e offerte scritte). Aste che tra l’altro hanno raggiunto risultati ragguardevoli, ben oltre le aspettative, con significative percentuali di nuovi clienti, a dimostrazione del potenziale del digitale come mezzo per raggiungere un bacino d’utenza più ampio. Addirittura nella prima asta Finarte realizzata durante il lockdown, quella di Fotografia tenutasi a porte rigorosamente chiuse a Milano il 17 marzo, la percentuale di nuovi clienti, più della metà dei quali stranieri, è stata del 57%. L’asta di Grafica Contemporanea e Multipli d’Artista, tenutasi il 27 aprile e gestita interamente da casa dallo staff Finarte di Roma e Milano, ha raggiunto circa il 50% di nuovi acquirenti, stavolta quasi interamente italiani, totalizzando un 80% di venduto e quasi il +140% di venduto per valore. Per quanto riguarda le spedizioni internazionali, per gli acquisti pre-lockdown siamo riusciti a far partire pressoché tutto quello per il quale era già pronta la documentazione necessaria o che non la richiedeva. Negli altri casi, si è notata una parziale battuta d’arresto per lo più causata dall’accumularsi di richieste di licenze d’esportazione, alle quali gli Uffici Esportazione hanno comprensibilmente faticato a far fronte con le chiusure degli uffici causate dal lockdown. Tuttavia anche questo rallentamento delle procedure pare stare progressivamente rientrando ai ritmi consueti. Fortunatamente gran parte dei clienti stranieri che si sono aggiudicati opere nel corso delle aste durante e immediatamente dopo il lockdown si sono mostrati comprensivi nei confronti dei ritardi preannunciati. Trovandosi tutti più o meno in situazioni analoghe e, dati i numeri del Covid-19 purtroppo registrati nel nostro paese, abbiamo riscontrato da parte della maggioranza della clientela non solo pazienza e disponibilità ma spesso anche solidarietà e (virtuale) vicinanza.

Ancora una volta quindi si può dire che organizzazione e adattabilità siano state le chiavi per superare le difficoltà del momento.

Picture by Mattia Borgioli.