a cura di Azzurra Baggieri

Giunti alla settima puntata del nostro approfondimento sulla gestione dei beni culturali ai tempi del COVID-19, vi proponiamo qui di seguito le risposte alle domande che abbiamo avuto modo di rivolgere al Prof. Francesco Cellini, già Professore Ordinario di Architettura presso la Facoltà di Architettura all’Università Roma Tre dove è stato Preside dal 1997 al 2016. Insignito del Premio Presidente della Repubblica nel 1996, membro dell’Accademia Nazionale di San Luca dal 1993, Presidente della stessa Accademia dal 2019.

Vi auguriamo buona lettura!

Per chi volesse approfondire il tema, di seguito inseriamo i link dei precedenti articoli pubblicati sul nostro sito:
premessa giuridica;
intervista a Gaspare Baggieri, antropologo e curatore del Museo di Storia dell’Arte sanitaria di Roma;
intervista a Rossana Vitiello, Funzionario storico dell’arte del MiBACT presso il Segretariato Regionale del MiBACT per la Liguria;
intervista a Gnisci J., Fellow at the University of Oxford;
intervista al Prof. Maurizio Quagliuolo, archeologo, museologo, manager dei beni culturali, docente presso l’Università “La Sapienza”;
intervista a Nadia Francaviglia, restauratrice specializzata nel settore della Conservazione Preventiva dei beni culturali.

1) Lei dallo scorso anno è alla conduzione di una delle istituzioni culturali più antiche d’Italia e sicuramente una delle più antiche ancora attive. Per un’istituzione di questo lignaggio, quanto è difficile rimanere “attraente” nel panorama culturale contemporaneo anche nel grave periodo emergenziale che stiamo attraversando per la massiccia diffusione in Italia del Corona virus? La raccolta fondi lanciata con l’hashtag #DaiUnSegno a favore della Protezione Civile Italiana rappresenta per l’Accademia una risposta culturale all’emergenza sanitaria che il Paese sta attraversando?

L’Accademia ha, data la sua storia e la sua natura istituzionale, due compiti prioritari: valorizzare ed ampliare il suo particolarissimo patrimonio artistico, librario e documentario e rappresentare efficacemente i problemi e le prospettive delle arti e dell’architettura nella realtà di oggi. Quindi se sarà capace, come spero, di tenervi fede, e se sarà capace di farlo con modalità adeguate ai tempi, resterà certamente, a modo suo, ‘attraente’.

La campagna #DaiUnSegnoè, prima di tutto ed essenzialmente, un atto di solidarietà, che è stato effettuato, coerentemente al nostro ruolo, chiamando a raccolta moltissimi artisti ed architetti. Il messaggio culturale è che il mondo artistico non è indifferente, come spesso si ritiene, ai problemi della società. Ci conforta anche il fatto che questa campagna ha dimostrato a tutti che l’Accademia non è un’istituzione elitaria ed è invece è ben radicata nel vivo del mondo culturale ed artistico.

2) L’Accademia gode, al suo interno, anche di una galleria permanente con pezzi di notevole pregio (pensiamo ad esempio alle opere di Raffello, Hayez e Rubens). Con riferimento alle opere d’arte prestate dall’Accademia a poli museali o centri culturali esterni ad essa, quali misure sono state adottate in ordine alla prosecuzione (durante questo periodo di sospensione di tutte le attività culturali) dei contratti di prestito in essere e delle polizze assicurative contro i danneggiamenti o i furti?

Il patrimonio di opere artistiche dell’Accademia è vastissimo, però è esposto nella sede di Palazzo Carpegna soltanto in piccola parte, data la limitatezza degli spazi. Così accade che le nostre opere siano oggetto da parte di altre istituzioni pubbliche e private, nazionali e straniere, di frequentissime (e sempre crescenti) richieste di prestito. Fermo restando che stiamo provvedendo a che tutti gli impegni culturali, amministrativi e organizzativi presi siano rispettati, stiamo ovviamente assistendo ad un prevedibile rallentamento del fenomeno, con la dilazione di alcuni impegni ed alcune cancellazione di eventi.

Resta da avanzare un dubbio (che qui esprimo del tutto a titolo personale, non più come presidente pro-tempore dell’Accademia): questa crescente e frenetica circolazione delle opere d’arte è davvero il segno di un accresciuto interesse generale verso il patrimonio artistico? O non piuttosto è il risultato di un’opportunistica e pubblicitaria semplificazione e concentrazione dell’interesse su alcuni nomi, o su alcune date anagrafiche (vedi più sotto), o su alcune modeste acquisizioni critiche da valorizzare? È davvero diffusione e promozione della cultura?

Il patrimonio artistico del nostro paese è straordinariamente diffuso e radicato in infinite situazioni locali, così come diffusa e radicata è la stessa attuale produzione artistica ed architettonica. Questo è il vero bene nazionale che andrebbe incentivato e protetto: per il passato, per il presente e per il futuro. Ed è proprio questo che, a forza di eventi, mostre, e ricorrenze, molto spesso non facciamo.

3) Le attività culturali sono sempre più scandite da ricorrenze da calendario, lo abbiamo visto sempre più negli ultimi anni e lo è stato in modo significativo nel 2019 con Leonardo. Ebbene il 2020 è l’anno di Raffaello, ma forse sarebbe stato anche l’anno dell’Accademia di San Luca, che ha sempre visto in Raffaello un modello di riferimento. Quante attività “saltate” pensate di recuperare e come avete reagito internamente dal punto di vista organizzativo?

L’Accademia ha da tempo in programma un importante evento espositivo e di studi su Raffaello, che resta fermo, nei limiti concessi dalla situazione sanitaria, e sarà inaugurato in autunno; abbiamo anche, sullo stesso tema, un progetto internazionale molto avanzato, che contiamo vada felicemente in porto.

in foto, “Campo Vaccino” di Niccolò Codazzi