LA GESTIONE DEI MUSEI IN PERIODO CORONAVIRUS

Parte prima

Di Azzurra Baggieri

L’emergenza epidemiologica, che oggi viviamo, ci vede costretti a modificare le nostre vite e attività giornaliere e a ripensare le stesse in un tempo e uno spazio ben diversi rispetto a quelli cui eravamo abituati.

Lo Studio Legale Fair Legals, da sempre attento alle tematiche relative alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali, ha deciso quindi di indagare, tramite interviste ad esperti del settore, lo stato dei musei al tempo del coronavirus ed il modo attraverso il quale gli stessi siano riusciti a riorganizzarsi con l’obiettivo di continuare a rendere fruibile, anche da casa, il patrimonio culturale di cui sono custodi, pur garantendone la conservazione.

Con questo primo articolo offriremo una breve premessa giuridica per comprendere l’impatto della nuova modalità del lavoro agile, più comunemente conosciuta con il termine anglosassone smart working, per i dipendenti dei Musei statali.

In data 12 marzo 2020, con Circolare n. 17, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, per il tramite del Segretariato Generale, ha comunicato a tutti gli Uffici facenti capo ad esso e dunque, tra gli altri, anche ai Musei statali, di adeguarsi alle indicazioni del Governo (DPCM del giorno 11 marzo 2020, pubblicato, in pari data, nel n. 64 della Gazzetta Ufficiale) per fronteggiare, con disposizioni più incisive, l’emergenza epidemiologica determinata dall’esteso dilagare del virus COVID – 19 in Italia.

In particolare il Ministero, con la suddetta Circolare, ha fatto espressa richiesta di limitare il più possibile il lavoro da svolgere negli Uffici Amministrativi (compresi i Musei, le Aree archeologiche, Biblioteche, Archivi) invitando tutti i Dirigenti, datori di lavoro, sia ad incentivare al massimo l’utilizzo delle modalità di lavoro agile sia di assicurare lo svolgimento in loco solo delle attività ritenute indifferibili, così come disposto dall’art. 1, comma 6 del DPCM sopra richiamato.

Del medesimo tenore risulta essere la successiva Circolare n. 18 del giorno 16 marzo 2020, sempre trasmessa dal Segretariato Generale a tutti gli Uffici sopra indicati, con la quale si sono volute ribadire e precisare le indicazioni già precedentemente fornite.

Pertanto, i Direttori dei Musei, dovendosi adeguare alle istruzioni impartite, hanno colto l’occasione per dare avvio a quella che potremmo definire una massiccia sperimentazione dello smart working su larga scala.

Infatti, in attuazione della legge n. 124/2015, intitolata “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, il MIBACT già aveva stipulato, in data 10 luglio 2018, con le Organizzazioni Sindacali, un accordo per l’avvio di un progetto pilota di “lavoro agile”.

Successivamente con Circolare n. 486 del 18.12.2018, il Ministero, tramite la Direzione Generale, aveva trasmesso a tutti gli Uffici periferici il Decreto Direttoriale del 18.12.2018 n. 2013 di attuazione dell’art. 14, comma 1 della legge n. 124/2015, ai sensi del quale le Pubbliche Amministrazioni sono tenute ad adottare misure organizzative per la sperimentazione di nuove modalità spazio – temporali di svolgimento della prestazione lavorativa, in ossequio ai principi del buon andamento, dell’economicità, dell’efficienza ed efficacia di cui all’art. 97 della Carta Costituzionale cui deve ispirarsi l’attività amministrativa.

Ebbene, trattandosi di un progetto sperimentale della durata di un anno, il Decreto Direttoriale prevedeva delle modalità di svolgimento per lo smart working diverse rispetto a quelle che poi effettivamente si sono rese necessarie per fronteggiare l’emergenza del virus.

La prestazione lavorativa, infatti, poteva essere effettuata una sola volta alla settimana per un massimo di cinque giorni al mese, utilizzando la dotazione informatica fornita dall’Amministrazione (pc e connessione internet) e dietro controllo dei Capi degli Istituti o dei Servizi, onerati dall’obbligo di verificare, con cadenza bimestrale, lo stato del progetto affidato ad ogni dipendente in smart working (cfr. artt. 8, 9 e 14 del Decreto Direttoriale).

Dunque, se a partire dal mese di novembre 2019, periodo che ha visto l’avvio del progetto, già alcuni dipendenti (pochi) del MIBACT si erano lanciati nella sperimentazione del lavoro da casa, nei limiti stabiliti dalla normativa di settore, con il dilagare dell’epidemia la soluzione del lavoro agile è divenuta un vero e proprio imperativo categorico valido per tutti i dipendenti ministeriali, fatte salve le dovute eccezioni, in ragione di tutte quelle attività ritenute improrogabili e necessarie nella loro continuità (quali ad esempio, per il mantenimento di un Museo, la vigilanza o pulizia delle sale).

Nei prossimi articoli approfondiremo, con alcuni esperti del settore, le difficoltà incontrate per fronteggiare questa crisi e le proposte per una migliore gestione del patrimonio storico – artistico in Italia e non solo.

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